Albiera Antinori

Albiera Antinori

Amministratore Delegato Vini Marchesi Antinori

La famiglia Antinori è legata al mondo del vino da così tanto tempo che le due parole sono ormai dipendenti ed interconnesse. Qual è la vostra storia?

La mia famiglia è dedita alla produzione vinicola da oltre seicento anni, da quando nel 1385 Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri. In tutta la nostra storia c’è sempre stato almeno un membro della famiglia che si occupasse direttamente dell’attività vinicola, fino ad arrivare ai giorni nostri con la 26esima generazione rappresentata da me e dalle mie sorelle.

Una bottiglia Antinori fa da subito pensare ad un bicchiere di Chianti Classico. Ampliando il numero di vigneti e di conseguenza aggiungendo nuove etichette, oggi è ancora il Chianti Classico la vostra maggiore produzione?

Non parlerei di “maggiore” produzione ma di vero e proprio rapporto intimo e personale della nostra famiglia con il suo territorio di origine, il Chianti Classico appunto, a cui siamo da sempre molto legati.

La storia della vostra famiglia, attraverso il vino, racconta la storia dell’Italia tutta. Una storia familiare che ha dell’incredibile nella vocazione e nella determinazione della sua scelta. Dal 1300 ad oggi qual è stato l’accadimento storico che per la sua famiglia ha avuto maggior peso?

Se parliamo di accadimento storico da un punto di vista comunque vinicolo, tra i momenti più significativi penso sicuramente al “Rinascimento” del vino italiano, di cui la mia famiglia è stata tra i protagonisti con la nascita del Tignanello, intuendo che con la volontà e l’introduzione di alcune fondamentali innovazioni si potessero ottenere vini di sorprendente qualità.

Albiera, Allegra e Alessia Antinori. Tre sorelle alla guida dell’azienda. Tre donne. In un periodo storico dove si fa un gran parlare della parità di genere a voi rispondere è venuto naturale!

Quando ho iniziato a lavorare in azienda nel 1986 erano effettivamente poche le donne coinvolte in questo settore. In questi 30 anni le cose sono cambiate molto e le donne oggi ricoprono ruoli di prim’ordine, dando un contributo deciso ed equilibrato. Noi siamo tre sorelle in questa generazione per cui non c’è stato alcun bisogno di forzare questo aspetto. E’ stato un percorso lineare.

Architettura, arte e vino. Le migliori cantine del mondo dialogano costantemente con le arti. Antinori Art Project è la strada che avete scelto per essere di supporto all’arte contemporanea. Come si sviluppa questo progetto?

Da oltre seicento anni la mia famiglia ha scelto di legare il proprio nome all’eccellenza nell’arte del vino e alla migliore tradizione mecenatistica. Antinori Art Project nasce proprio con la cantina Antinori nel Chianti Classico, dall’idea di creare una naturale prosecuzione dell’attività di collezionismo, che fa parte della tradizione della famiglia, indirizzandola però verso le arti e gli artisti del nostro tempo.

La famiglia Antinori possiede tenute e vigne in Nord America, Cile, Ungheria, Malta e Romania. A parte i livelli di produzione, dove avete trovato caratteristiche di eccellenza paragonabili all’ Italia?

Al di là dell’eccellenza e del potenziale vitivinicolo, in realtà quello che più ci affascina è la possibilità di lavorare con un territorio e con le persone di quel territorio, approcciandoci sempre con molto rispetto e con il grande desiderio di fare esperienza. 

Il vostro personale attraverso quale percorso viene selezionato per entrare in azienda? Ed in che modo viene supportato da Enpaia al fine di migliorarne la tutela?

La nostra cultura aziendale è fatta di valori: la passione per ciò che si fa, la pazienza per non scendere a compromessi e la prudenza, tipica degli agricoltori. Sono questi i valori che ci hanno permesso di arrivare dove siamo oggi e che sono tutt’ora ben radicati nella nostra azienda. Questo non può che riflettersi anche sui nostri collaboratori che sono l’anima di questo progetto. Con il Fondo Enpaia, fondo esclusivo rivolto al personale che opera nel nostro comparto agricolo, garantiamo tutele assistenziali aggiuntive che si integrano a quelle statali attraverso una serie di servizi esclusivi (erogazione di mutui, tutela per infortuni extra professionali, iscrizione al fondo di previdenza…) che aiutano a rendere la vita dei nostri collaboratori un po’ meno complicata. 

In che modo Marchesi Antinori sta affrontando il tema ambientalista e quello dell’energia. Di certo una terra sana è una delle caratteristiche imprescindibili per la qualità dei vostri vini.

L’ambiente è un bene prezioso, rispettato da ogni agricoltore a livello profondo. Inoltre, la nostra lunga storia ci ha fatto sviluppare un fortissimo legame con la terra. Per questo la conduzione in vigna non può che essere orientata alla sostenibilità, di cui gli elementi fondamentali sono il rispetto del territorio e degli equilibri naturali che lo compongono, e l’attenzione al mantenimento di tali equilibri.

Lei e le sue sorelle rappresentate la ventiseiesima generazione di questa dinastia di vino e di eccellenza italiana. Cosa volete lasciare a quelli che vi seguiranno in termini di valori e cosa vi aspettate da loro in termini di innovazione?

Al momento ci sono tre generazioni che lavorano in azienda aiutandosi. È uno scambio multidirezionale continuo ed è la linfa vitale in un mestiere come il nostro. Ma la tradizione che ci deriva dal passato non basta, serve anche lo spirito innovativo portato dalle nuove generazioni, ognuna con le sue peculiarità, senza forzature. E proprio questo equilibrio tra tradizione e innovazione è da sempre il leit motif della nostra azienda: la tradizione è fondamentale solo se fa da base al futuro.

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